Cosa ci ha insegnato il Coronavirus?

Cosa ci ha insegnato il Coronavirus

La diffusione in Italia del Coronavirus ed il conseguente lockdown dell’intero Paese, ha avuto e continuerà ad avere inevitabili ripercussioni economiche. A livello globale si parla di Covid recession riferendosi al crollo del mercato azionario del 2020, iniziato il 20 Febbraio e tutt’ora in atto, dove i mercati hanno visto grandi oscillazioni e la settimana consecutiva di calo azionario più drastica dalla Grande Recessione del 2008.

Guardando in fattispecie all’Italia, a seguito del Dpcm del 9 Marzo, secondo il bilancio del rapporto Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, la situazione di lockdown totale è costata al nostro paese 47,6 miliardi di PIL (3,1%) ogni mese. A conti fatti la riduzione del PIL stimata per il 2020 è circa del 10%.

All’interno di questo quadro poco roseo, c’è però una notizia positiva: dalle analisi del centro studi REF Ricerche emerge che “la ripresa del PIL è più veloce nei Paesi che hanno adottato un lockdown severo” e che l’aspetto più significativo non sia di quanto il PIL si sia contratto, bensì la rapidità di recupero. I trend dell’andamento della produzione a maggio e giugno sono positivi e mostrano che il recupero prosegue, allo stesso modo luglio e agosto, nonostante il fisiologico rallentamento estivo, si mantengono in crescita. Anche le spese delle famiglie, tornate molto vicine ai livelli pre-crisi, danno dati incoraggianti.

Il prezzo della mancanza di preparazione

La situazione che le aziende si sono trovate a fronteggiare è senza precedenti e molte hanno dovuto purtroppo pagare un doppio prezzo: quello inevitabile dato dalle circostanze impreviste e quello, più amaro, della mancanza di preparazione a livello innovativo e tecnologico. Le industrie di tutto il mondo hanno dovuto trovare il modo di riorganizzarsi in velocità e su vasta scala per venire incontro alle necessità del cliente pur mantenendo un’alta attenzione verso i propri dipendenti.

Molte aziende, da sempre abituate a uno stretto contatto con il pubblico, pur eccellendo nel loro lavoro in presenza fisica, hanno riscontrato difficoltà: prima che ve ne fosse la necessità impellente, non avevano mai dato la giusta attenzione alla propria brand identity e alla propria presenza sul web. Tante si sono trovate a dover costruire da zero la propria identità digitale, dai social media, aperti senza adeguati piani editoriali, ai siti web, creati o riammodernati in fretta pagandone il prezzo in termini di SEO e visibilità sui motori di ricerca.

La pandemia di Covid-19 ha avuto profonde ripercussioni sociali, sulla nostra vita come cittadini, sulle nostre abitudini di consumatori e sul nostro approccio al lavoro. Superata la prima fase critica, le aziende devono ora prendere in considerazione tutte le trasformazioni portate da questi cambiamenti e rifletterle sul modo di pensare, progettare, comunicare e realizzare prodotti ed esperienze che soddisfino i nuovi bisogni delle persone.

Creare vicinanza nel distanziamento: come essere presenti da lontano

Ciò che è emerso durante i mesi più critici, nel pieno della quarantena, è che le aziende meglio predisposte al cambiamento e dagli approcci più elastici e brillanti sono quelle che sono meglio riuscite a fronteggiare l’emergenza. Nel corso di poche settimane per  ben 3,7 milioni di italiani si è passati dal lavoro in presenza sul luogo di lavoro a quello a distanza. Telelavoro e smart working sono per tanti diventati la nuova quotidianità.

Un concetto tanto enfatizzato e su cui ancora bisogna porre molta attenzione è quello del social distancing, il famoso distanziamento sociale, pratica cruciale per abbassare la curva dei contagi e quindi rallentare e combattere il diffondersi del virus. Proprio quando questo termine è entrato nel nostro vocabolario corrente, è emersa una fallacia linguistica, una inesattezza: quello che si deve praticare non è il distanziamento sociale nel senso letterale del termine, bensì un distanziamento fisico

La differenza tra i due termini è tanto sottile quanto fondamentale: mentre svolgiamo il nostro dovere individuale attenendoci alle corrette norme di comportamento per evitare il contagio, non cadiamo in errore alimentando il distanziamento sociale. In un momento delicato come quello che stiamo vivendo è importante mantenere vivi i contatti e la comunicazione interpersonale

La brand awareness è uno strumento importante, è ciò che le persone ricordano del nostro marchio e la percezione che hanno di esso, è quindi importante che sia positiva, specialmente quando diventa l’unico mezzo per comunicare col cliente! L’awareness è strettamente legata alla brand identity, attraverso gli elementi base della nostra immagine coordinata diamo un volto all’azienda, un logo ben fatto da utilizzare sulle pagine social, su Google e sul sito web è l’equivalente di una stretta di mano decisa e sicura. L’uomo è un animale sociale, così come nel privato è aumentato l’uso di chat, social network e videochiamate, allo stesso modo le aziende devono mantenere vivo il rapporto con i propri clienti.

Imaparare a pianificare è il miglior piano

Come si può dunque essere pronti ad affrontare nuove situazioni di forte imprevedibilità nel modo più corretto? L’organizzazione è fondamentale, progettare un strategia è ciò che fa la differenza nel momento del bisogno. Le crisi modificano il mercato economico e con esso cambiano le abitudini di acquisto e le logiche di comunicazione: le strategie vanno elaborate prima che si rendano necessarie, per poter agire con logica e razionalità invece che cercare di adattarsi d’impulso quando si è già nel vortice del ciclone.

La rete, in un contesto in cui si è fortemente connessi ed interconnessi, diventa uno strumento efficace, per farsi conoscere affermando la propria immagine nel settore e dare sicurezza anche a chi già conosce la nostra realtà. Presentarsi con una buona immagine: un logo chiaro, pagine social curate a livello grafico ed ordinate nei contenuti, è il miglior modo per trasportare la nostra professionalità online. Mostrare di essere presenti, disponibili, avere un tone of voice definito e una precisa impostazione nelle comunicazioni che avvengono sui social, essere attenti alle nuove necessità e di operare con cognizione di causa. Sono tutte buone pratiche che aumentano la nostra fiducia e credibilità e spingeranno il potenziale cliente a fare affidamento su di noi e a continuare a rivolgersi a noi anche quando il canale di comunicazione è passato dal negozio o dall’ufficio a una piattaforma digitale sulla quale però ha trovato la medesima accoglienza.

Le conversazioni tra brand e utente che avvengono tramite i social network e gli altri mezzi digital possono e devono dare lo stesso senso di calore umano delle interazioni di persona a cui siamo stati fin qui abituati.

Innovarsi per poter stare al passo

La situazione di difficoltà in cui ci siamo trovati così all’improvviso può quindi essere attenuata anche grazie agli strumenti che ci fornisce la rete: una pianificazione a lungo termine e un adattamento delle scelte comunicative sulla base degli insegnamenti derivati da questa esperienza, sono la chiave per raggiungere gli obiettivi che si intendono perseguire e preparare l’azienda ad affrontare eventuali future difficoltà.

Il processo di trasformazione digitale che abbiamo visto accelerare nei mesi passati è già ampiamente in atto in altre realtà europee, dove la grande importanza che viene data allo sviluppo digital si traduce in un vantaggio competitivo per l’azienda e pratico per i clienti che fanno meno fatica ad interfacciarsi con essa in modo semplice ed immediato. 

Seguendo questo trend, le aziende italiane che vogliono non solo sopravvivere, ma soprattutto farsi strada in un mercato competitivo e in costante cambiamento, devono adattarsi in fretta alle richieste del mercato, rafforzando la propria brand identity e la propria presenza online.

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